Quando è giunta in ufficio, la notizia ci ha fatto subito drizzare le orecchie: la settimana prossima si va al Cibus!
Per un’agenzia come la nostra, specializzata nel settore food, il Salone internazionale dell’alimentazione di Parma è un’occasione imperdibile per capire cosa bolle in pentola e per vedere come si muovono le grandi aziende in termini di marketing e comunicazione.
Quindi bando alle ciance e lunedì 7 maggio tutti in macchina destinazione l’area fiere della città emiliana per andare a scoprire l’evento che permette alle aziende di tutta la filiera – dal mondo agricolo alla grande distribuzione – di incontrare migliaia di buyer provenienti da tutto il mondo.
Come spiega il comunicato stampa:
Alla 19esima edizione di Cibus hanno partecipato 3.100 aziende alimentari che hanno presentato una grande quantità di prodotti nuovi (oltre 1.300) a circa 82 mila visitatori.
Passando tra uno stand e l’altro, siamo stati colpiti dal vedere l’uno accanto all’altro stand di realtà vicine per settore e per tipologie di prodotti ma lontane anni luce per dimensioni e logiche imprenditoriali. La Barilla e l’antico pastificio che continua a produrre la pasta come si faceva duecento anni fa, il consorzio del Parmigiano Reggiano e il piccolo caseificio semi-artigianale della Garfagnana, la Bertolli e il frantoio che si ostina a macinare le olive a freddo.
Ad accomunarle c’è una comunicazione che esalta il ritorno alle origini, la famiglia che c’è dietro all’impresa, il territorio che produce le materie prime. Il tutto declinato in architetture di stand che riprendevano la stalla, la cucina di casa, gli scenari di campagna e le specificità dei territori in generale.
Che il cibo stia prepotentemente recuperando il suo legame con il territorio lo ha confermato anche Oscar Farinetti, patron di Eataly, nel corso di uno dei tanti convegni che hanno arricchito la manifestazione, quello organizzato da Alma, Scuola Internazionale di Cucina Italiana e intitolato “Next Generation Chef: l’identità della cucina italiana nello scenario internazionale”:
Sta nascendo una nuova generazione di gastronomi, che deve essere consapevole che il cibo nasce nella terra e non in cucina. E come tale deve essere studiato, trasformato, offerto e raccontato. Prima di tutto occorre conoscere i territori, poi studiare le tecniche, più naturali possibili, di coltivazione, allevamento e pesca. Seguono le tecniche di conservazione e trasformazione in cucina, infine la narrazione al cliente finale. Il tutto permeato dalla Storia, la tradizione e la cultura che provengono dai territori d’Italia
Dal punto di vista della comunicazione, Farinetti delinea bene la strada sulla quale ci stiamo incamminando e che ci offre sempre nuove sfide per raccontare in maniera efficace il rapporto tra quello che mangiamo e il territorio nel quale è prodotto.
Al Cibus abbiamo visto anche tante novità che forse oggi sembrano impossibili da digerire (in tutti i sensi) ma che probabilmente fra qualche anno saranno cose di tutti i giorni: dai cibi a base di insetti alla carne coltivata, fino alle stampanti 3D alimentari per “stampare” una foto sul cappuccino!
Cibus si svolge ogni due anni, viste le premesse, appuntamento per l’edizione 2020!